di e con
Sara Dho
musiche di
Roberto Dibitonto
scenografie di
Luigi Napolitano
in ambito
progetto
una produzione
Perché
Fiume di acqua e di fango
Lo spettacolo è trasversale alle tematiche “storia e memoria” ed “educazione alla cittadinanza”.
Da un lato attraverso un avvenimento, che ha colpito in maniera diretta la regione Piemonte e che ha visto il conseguente intervento del resto dell’Italia, si riscopre la storia più recente degli anni ’90: i ragazzi e gli adolescenti di oggi, i cosiddetti post-millennials, possono entrare in contatto con una realtà dalla quale provengono e in cui sono cresciuti i loro genitori, che è pur recente ma che loro hanno vissuto esclusivamente sui libri scolastici.
Dall’altro lato l’esito di quell’avvenimento ha aperto gli occhi, costringendo la popolazione a riconsiderare le ripercussioni che gli interventi umani o le negligenze hanno sull’ambiente.
Ulteriore spunto di riflessione è la reazione che si ebbe alla tragedia: non lamenti e pianto, bensì coraggio, impegno, determinazione. La rapida ricostruzione è stata merito della fatica, delle energie spese bene.
Inoltre un’attenzione va portata al valore della collaborazione e cooperazione.
In quella circostanza l’acqua sommerse la terra, gli animali, le persone e gli oggetti, ma anche le differenze: cittadini e autorità, semplici volenterosi ed esperti, poveri e ricchi, abitanti di campagna e di città, donne e uomini… insomma tutti si diedero da fare per ripulire strade e case, con le stesse gambe affondate nel fango, con le stesse mani sporche, con lo stesso sudore, con lo stesso entusiasmo.
Note di Drammaturgia
Il progetto intende realizzare uno spettacolo teatrale sotto forma di monologo con musica originale dal vivo in cui si ricordino i drammatici eventi dei giorni della grande alluvione del 1994.
Prendendo spunto da ciò che avvenne nell’alessandrino, dove una radio locale si trovò inaspettatamente a condurre una diretta con le telefonate dal vivo di coloro che si trovavano afflitti dall’emergenza, poiché la radio transistor era l’unico mezzo in grado di resistere mentre le comunicazioni telefoniche erano completamente interrotte (cellulari, internet e social non erano ancora diffusi), il contenitore drammaturgico potrebbe essere una emittente radiofonica nella quale far confluire alcune delle storie di quel tragico inizio novembre.
Questo contesto permetterebbe anche di mixare fra loro vicende avvenute in zone e province diverse (l’alluvione colpì una parte molto estesa di Piemonte). Tra i riferimenti per le storie narrate c’è il libro “Eroi nel fango” con cui la giornalista Paola Scola ha raccontato l’alluvione vissuta nel monregalese.
Altro intento è quello di raccogliere testimonianze attraverso interviste dirette. L’importanza che rivestì il resto dell’Italia che intervenne nella ricostruzione e il panorama storico di riferimento degli anni ’90 costituirebbero un mezzo per consentire alla narrazione di oltrepassare i confini del territorio di riferimento, dunque di coinvolgere un target più ampio di spettatori.
La messinscena (pensata come composizione di elementi che ricordino la terra, l’acqua, il fango) intende essere snella, in grado di essere realizzata in spazi diversi e/o con attrezzature limitate.
Temi
- Ambiente
- Collaborazione e cooperazione sociale
- Effetti dell’intervento umano sull’ambiente
- Educazione alla cittadinanza
- Storia e memoria